martedì, dicembre 26, 2006

 
ESSERE

Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo
(Gandhi)

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domenica, dicembre 24, 2006

 
In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.
Sino all'essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.
Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare
effettuare scoperte.

(Boris Pasternak)

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venerdì, dicembre 22, 2006

 
ALARM

E’ cominciato a squillare quando più volte ho sentito commentare i miei interventi come pessimistici. Scambiando realismo con pessimismo. Come se si potesse allontanare la realtà semplicemente respingendola con un gesto infastidito. Come se prendere la lente e guardare con attenzione quel che sotto di essa si muove fosse un’attività inutile, se non pericolosa. Almeno per chi preferisce cullarsi nelle illusioni. Coltivando la favola di un mondo a parte che vive felice e chiude le orecchie per evitare di sentire il rumore che filtra attraverso il confine. Mentre il campanello suona più forte.

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giovedì, dicembre 21, 2006

 
POTERE E GIORNALI:
L’IMPOTENZA INCROCIATA

Decisamente non c’è sintonia con i media. Con l’eccezione del primo anno, quando il lavoro sulla legge di riforma offriva materia per lo scontro appariscente e superficiale, si è consumato un lungo e freddo distacco. Forse vale il principio per cui non potendo parlar male è preferibile non parlare affatto. Certo, se quel che definisce la rilevanza politica è lo spazio dedicato dai giornali, allora ci sono attività del tutto irrilevanti e, guardacaso, sono quelle che preferisco. Ma qual è il motivo? Mancanza di ambizione? Carattere non smanioso? Inappetenza elettorale? O è piuttosto il meccanismo che regola il funzionamento dei media, specie di quelli locali, che sono parte integrante di un sistema di referenza circolare in cui si da importanza solo a quello che garantisce la maggiore visibilità con il minimo sforzo, tanto da parte di chi produce l’informazione che da parte di chi ne è soggetto. Le notizie si pesano in base alla probabilità che scatenino bagarre, che attivino una sequenza ghiotta di rimbalzi che possa tenere banco per qualche giorno. Così l’informazione diventa unilateralmente cronaca, senza ambizioni di approfondimento, senza discussione critica autentica, senza confronto, riscontro, indagine. Perché sorprendersi allora se a questo circo è indifferente ogni problema di prospettiva e anzi finisce per piegare alle sue regole la stessa politica, dentro un orizzonte che non dura oltre la giornata. Nell’incontro tra media e politica è il potere di fatto dei primi a prevalere e a modificare geneticamente il potere della seconda. Ma soprattutto è l’impotenza di entrambi a soccombere di fronte ad una società disincantata che non crede più né agli uni né all’altra.

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mercoledì, dicembre 20, 2006

 
L’OPPOSITORE

Uno sguardo dandy sulla realtà, alla ricerca costante di brillanti distinguo e di smarcature rispetto alla maggioranza cui si appartiene. Senza mai tirare conclusioni che altri considererebbero ovvie: che dovrebbero condurre a cambiare con chiarezza collocazione. Per il piacere di massimizzare il fastidio senza assumersene la responsabilità. In aula di consiglio, come in aula di tribunale, conta l’esasperazione retorica, l’effetto pensato per il titolo del giorno dopo. Anche la comunicazione con il proprio elettorato ormai è stabilita quasi esclusivamente sulla sponda mediatica: si marca la posizione, con voce stridula e riconoscibile, senza sobbarcarsi la fatica dell’analisi, dello studio, dell’esame da vicino. Si condanna, si esecra, si giudica, restando leziosamente in superficie. Meglio poi se lo si fa dall’interno, senza rinunciare alla patina di coscienza critica che predica inascoltata.
Indimenticabile in questo senso quando, a fronte di un’articolata proposta di riforma di un settore delicato e complesso, la discussione fu troncata dicendo che ne andava fatta una valutazione politica prendendo posizione sulla base degli umori della propria base elettorale. Anche le coscienze critiche quindi badano al consenso più che ai contenuti.

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