mercoledì, dicembre 20, 2006

 
L’OPPOSITORE

Uno sguardo dandy sulla realtà, alla ricerca costante di brillanti distinguo e di smarcature rispetto alla maggioranza cui si appartiene. Senza mai tirare conclusioni che altri considererebbero ovvie: che dovrebbero condurre a cambiare con chiarezza collocazione. Per il piacere di massimizzare il fastidio senza assumersene la responsabilità. In aula di consiglio, come in aula di tribunale, conta l’esasperazione retorica, l’effetto pensato per il titolo del giorno dopo. Anche la comunicazione con il proprio elettorato ormai è stabilita quasi esclusivamente sulla sponda mediatica: si marca la posizione, con voce stridula e riconoscibile, senza sobbarcarsi la fatica dell’analisi, dello studio, dell’esame da vicino. Si condanna, si esecra, si giudica, restando leziosamente in superficie. Meglio poi se lo si fa dall’interno, senza rinunciare alla patina di coscienza critica che predica inascoltata.
Indimenticabile in questo senso quando, a fronte di un’articolata proposta di riforma di un settore delicato e complesso, la discussione fu troncata dicendo che ne andava fatta una valutazione politica prendendo posizione sulla base degli umori della propria base elettorale. Anche le coscienze critiche quindi badano al consenso più che ai contenuti.

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