giovedì, dicembre 21, 2006

 
POTERE E GIORNALI:
L’IMPOTENZA INCROCIATA

Decisamente non c’è sintonia con i media. Con l’eccezione del primo anno, quando il lavoro sulla legge di riforma offriva materia per lo scontro appariscente e superficiale, si è consumato un lungo e freddo distacco. Forse vale il principio per cui non potendo parlar male è preferibile non parlare affatto. Certo, se quel che definisce la rilevanza politica è lo spazio dedicato dai giornali, allora ci sono attività del tutto irrilevanti e, guardacaso, sono quelle che preferisco. Ma qual è il motivo? Mancanza di ambizione? Carattere non smanioso? Inappetenza elettorale? O è piuttosto il meccanismo che regola il funzionamento dei media, specie di quelli locali, che sono parte integrante di un sistema di referenza circolare in cui si da importanza solo a quello che garantisce la maggiore visibilità con il minimo sforzo, tanto da parte di chi produce l’informazione che da parte di chi ne è soggetto. Le notizie si pesano in base alla probabilità che scatenino bagarre, che attivino una sequenza ghiotta di rimbalzi che possa tenere banco per qualche giorno. Così l’informazione diventa unilateralmente cronaca, senza ambizioni di approfondimento, senza discussione critica autentica, senza confronto, riscontro, indagine. Perché sorprendersi allora se a questo circo è indifferente ogni problema di prospettiva e anzi finisce per piegare alle sue regole la stessa politica, dentro un orizzonte che non dura oltre la giornata. Nell’incontro tra media e politica è il potere di fatto dei primi a prevalere e a modificare geneticamente il potere della seconda. Ma soprattutto è l’impotenza di entrambi a soccombere di fronte ad una società disincantata che non crede più né agli uni né all’altra.

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